lunedì 25 novembre 2013

#CIVETTIAMO, LA RUBRICA DEGLI ERRORi FATALI EPISODIO 12

Io non lo so se ci sarà mai fine a questa storia, non lo so se un bel giorno mi sveglierò e non vedrò più borse Armani di plastica con marchio a fuoco, finte Birkin fluo con  cuori Tiffany penzolanti, maculato sparso a casaccio e Carrera bianchi. Ma finché ci sarà tutto questo, ci sarà anche #CIVETTIAMO, la rubrica degli errori fatali.
Oggi ci occuperemo di alcuni errori che tendono a concentrarsi durante l'inverno.

IL VANO TENTATIVO DI INDOSSARE UN PIUMINO BELLO.
Il piumino non è bello, non nasce come un capo che tende all'eleganza, alla raffinatezza, alla ricerca di uno stile. Il piumino nasce per coprirsi dal freddo. Punto. Nulla di più semplice. Per cui il piumino deve essere piumino, mi deve rimanere tale, deve adempiere alle sue originarie funzioni. Quindi andrà bene se sembrerete degli omini Michelin, andrà bene se sceglierete un modello da neve, uno leggero, uno lungo con cappuccio. Ma in giro ho visto gente con questo genere di piumini:





Piumini che sembrano cani barboncini tosati, piumini che rivendicano la loro voglia di essere cappotti, piumini voglio ma non posso, ma io dico sempre: se non puoi, non puoi. Non ti avventurare in ridicole imbottiture che ti fanno sembrare Crudelia Demon, solo perché hai freddo ma vuoi sentirti "fesciòn".
Ma il peggio deve arrivare: piumini ripieni di strass, dentro e fuori, perché strass è bello, strass fa subito sera, strass ti illumina subito il viso manco fossi una pallina di Natale.
E poi c'è il piumino lucido, stile busta della spazzatura, scarafaggio di città e ancora il micro piumino, con elastico atomico in vita ultra contenitivo "che slancia".

Che fai non ce lo metti pure un volant sulla manica?

Micro piumino dotato di strass per le più coraggiose




PERCHE' NON e' INVERNO SENZA UGG



Una civettiamo girl, lo sa. Lo sa che in inverno ci vuole l' UGG. E se non può comprare gli originali australiani, lei si accontenterà di quelli della bancarella. Quelli che si sformeranno dopo due passi, quelli che si spappoleranno insieme alla neve della pista Topolino ad Ovindoli.
Ugg, il classico esempio di come la moda crea mostri, Ugg, elementi intoccabili nell'armadio di una vera trendy girl, Ugg, lo stivale per una vera donna delle nevi che si sentirà sensuale come Victoria Silvstedt nel suo ultimo calendario nel mese di Gennaio. Ma l'Ugg non è fine a se stesso, l'utilizzo dell'Ugg, mi comporta l'utilizzo dei leggins, per cui i due elementi mi andranno a braccetto tutto l'inverno, e il risultato sarà disastroso. La situazione precipiterà, quando la civettiamo girl, non potrà fare a meno di acquistare la versione di Ugg con paillettes per il cenone di Capodanno, o per la festa di Natale in ufficio o semplicemente per le sue serate più glam. E state certe, LO FARA'.






Le più affezionate, non mi potranno rinunciare all'Ugg nemmeno in estate, indossandolo con shorts inguinali. La nostra adorata Britney sa di cosa parlo.



L' UNGHIA GLITTERATA ASSASSINA

Non è inverno, senza l'unghia glitterata. Perché se hai il piumino lucido con strass e non hai l'unghia glitterata, non funziona niente: la tessera dell'autobus non passa, la Cinquecento rosa non parte e il giornalaio ha finito Eva 2000. Insomma, son problemi seri.

Ma per avere l'unghia glitterata, bisogna avere stomaco. Farsi installare un'impalcatura del genere sull'unghia naturale, non è roba che fan tutte. Ci vorrà sangue freddo e capacità di reazione, se nel fornetto che fredderà quella roba, sentirete un lieve bruciore che si trasformerà presto in un incendio.
Ma chissene, l'importante è avere l'unghia glitterata in pendant con gli Ugg di Natale e poco importa se nel frattempo vi siete bruciate mezza mano.





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giovedì 21 novembre 2013

CAPPOTTI IN CASHMERE: LE ALTERNATIVE ECONOMICHE

 Il cappotto in inverno, diventa un po una divisa, soprattutto quando siamo costrette a passare giornate intere fuori per lavoro o altro. E anche qui, mi ritrovo sempre difronte al dilemma: acquistare un buon capo facendo una sorta d'investimento a vita o seguire il trend del momento e acquistare "piccoli pezzi" di scarsa qualità che mi permettano di fare più abbinamenti?
Le mamme non avrebbero dubbi: chi più spende meno spende.



E il cappotto in cashmere, così morbido, leggero e caldo allo stesso tempo, potrebbe essere la scelta che si rivela giusta per il nostro inverno. Il cashmere è una fibra molto rara, una lana finissima e morbidissima, molto difficile da manipolare; e per questo motivo costa un occhio della testa. Se ci mettiamo anche un nome vicino, come Burberry, Isabel Marant o Prada, non ci basterà uno stipendio per possedere uno splendido cappotto in cashmere.

Burberry € 1995.00


Burberry € 795.00


Burberry € 2995.00

Pauw € 1296.00
Fausto Puglisi € 2795.00

Stella McCartney € 1095.00


Lo so. Vi state chiedendo quante capre bisogna pelare per fare uno di questi cappotti.
 E vi rispondo: almeno 6.
Ma per rispondere anche alla richiesta di una mia lettrice, ho preparato questo post, per mostrarvi che si può acquistare un cappotto in cashmere, senza spendere cifre astronomiche. La regola n.1 è quella di avere molta pazienza e non scoraggiarsi, c'è un cappotto per ognuna di noi. La regola n. 2 è essere disposte ad acquistare in rete, perché a quanto pare, c'è un effettivo risparmio! Ecco per voi qualche proposta, ad ogni numero, corrisponde marca, prezzo e link per acquistarlo.


Cappotti






$325 - houseoffraser.co.uk
$320 - houseoffraser.co.uk
3-L K Bennett belted coat
$475 - lkbennett.com
$480 - houseoffraser.co.uk





$445 - harrods.com
tedbaker-london.com
yoox.com
$320 - houseoffraser.co.uk
5-Planet mid length coat
$255 - johnlewis.com
$305 - zalando.co.uk




$240 - houseoffraser.co.uk

$230 - johnlewis.com

bluefly.com
Patrizia Pepe € 338.00
Puoi acquistarlo QUI
Patrizia Pepe € 378.00
Puoi acquistarlo QUI

Se vi interessa acquistare altro in cashmere, potete fare un giro su
DEAR CASHMERE , un brand specializzato nella produzione di questo genere di capi.






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martedì 19 novembre 2013

COCKTAIL? NIENTE PANICO.

Di solito alla parola Cocktail, andavo nel panico, almeno fino all'anno scorso.
Questa è la definizione di abito da cocktail da WikipediaUn abito da cocktail è un abito da donna indossato durante occasioni semi-formali.
La lunghezza dell'abito da cocktail varia a seconda della moda e degli usi locali. La sua lunghezza può variare da appena sopra il ginocchio fino ad arrivare alle caviglie. Quando l'abito è almeno cinque centimetri sopra le caviglie viene detto Abito da tè, mentre quando l'abito arriva quasi a toccare le caviglie viene detto di lunghezza ballerina, anche se normalmente questo secondo modello viene spesso incluso tra gli abiti da sera.
In occasioni semi-formali, si possono adottare anche abiti da cocktail meno elaborati e più corti. Prima degli anni cinquanta questo tipo di abbigliamento veniva definito da tardo pomeriggio. A partire dagli anni ottanta si è cominciato a descrivere un abito come da cocktail sulla base non tanto della sua lunghezza, quanto della sua sontuosità.

Oggi, vi dico che a meno che non siate a Buckingham Palace, dove non so nemmeno se si organizzano Cocktail, quel tipo di abito difficilmente si indossa. Per cui non avete idea, delle volte che mi sono ritrovata vestita da matrimonio a cocktail dove la gente era in jeans. Credo che il concetto di abito da cocktail sia leggermente superato e aggiungo: per fortuna! E' bello sapere che non devo camminare sui sanpietrini con tacco 12, infilare una panciera contenitiva, addobbarmi come un albero di Natale prima del tempo, solo perché devo andare a sorseggiare (per finta) uno spumante e mangiare due tartine con salsa tonnata. 
Eh no, non mi fregate più belli miei. Finalmente posso indossare cose con cui mi sento perfettamente me stessa e a mio agio.  Così, per il Cocktail organizzato da Lacoste per i suoi 80 anni (ve ne ho parlato QUI), ho indossato queste scarpe maschili, a cui non so più rinunciare, comode e veramente adatte a qualsiasi occasione. Vale lo stesso per gli shorts in eco pelle, acquistati l'anno scorso da Zara e mai più tolti. Quest'anno Zara li ha riproposti nella nuova collezione, e  stranamente non ne ha alzato nemmeno il prezzo. Per rimanere in tema "Eco" , ho indossato un gilet in eco pelliccia ( ma se vogliamo anche un po tappeto di Ikea nero), con sotto una felpa gioiello che avevo mentalmente rimosso.

Mettiamoci anche  un po di disinvoltura, una camminata convinta e può andar bene no?







(Grazie a City Mur Mur per le foto)

Felpa Gioiello: Bershka
Gilet eco pelliccia: Brandy And Melville
Shorts: Zara
Calze: Calzedonia
Scarpe: Cinti





lunedì 18 novembre 2013

TANTI AUGURI LACOSTE!

 Nel 1927 Renè Lacoste, diventa una leggenda del tennis, battendo gli americani  alla Coppa Davis e in seguito, vincendo vari campionati in Francia,  a Wimbledon e successivamente negli Stati Uniti.
Ma sapete perché il simbolo della Lacoste è proprio un coccodrillo?
Nel suo quotidiano, Renè adorava raccontare di una scommessa fatta col capitano della Coppa Davis nel 1927, quando gli promise una valigia in coccodrillo nel caso in cui avesse vinto la partita. Così la stampa americana, decise di dare a Renè il soprannome di "coccodrillo" che  gli si addiceva tantissimo, soprattutto per la sua tenacia in campo.  Successivamente un suo amico , cucì un piccolo coccodrillo sulla polo che usava per i tornei di Tennis.





Più tardi Lacoste, raggiunge il grande successo, commercializzando insieme a Andrè Gillier (presidente della più grande azienda di maglieria francese) la maglia col coccodrillo, con indumenti pensati appositamente per il tennis, polo, golfini, maglie, tutte con il piccolo logo.
Ancora oggi la polo Lacoste è un must, e personalmente, trovo che la qualità del tessuto sia veramente eccezionale, a prova delle mie lavatrici distratte.

Giovedì 14 novembre, nella boutique di Piazza di Spagna a Roma, si sono festeggiati gli 80 anni di Lacoste, con tantissime persone che hanno voluto fare cin cin insieme al Coccodrillo più famoso del mondo. Tantissimi ospiti di eccezione, tra cui, Gaia Bermani Amaral, Costanza Caracciolo, Francesco Sarcina, Valeria Solarino e ovviamente Little Fashion Place, non poteva mancare, stavolta munita di macchina fotografica.



Nella boutique dove si è festeggiato il compleanno Lacoste, la più grande d'Italia quella di Piazza di Spagna, c'era una prima area, dedicata all'accoglienza degli ospiti con spumante e deliziosi biscottini della pasticceria Bocca Di Damatutti rigorosamente griffati Lacoste, mentre a destra e a sinistra, le aree dedicate alle collezioni maschili e femminili. Non solo polo, pull e abbigliamento sportivo, ma anche capi pensati per il giorno e il tempo libero, sempre con una grande attenzione alla qualità dei tessuti e dei materiali. Durante l'evento, modelli e modelle, mostravano la versatilità dei capi, indossando tenute da tennis ma anche  mise Lacoste con abiti dal taglio anni 60 con trucco e pettinature ad hoc.




















Un evento curato nei minimi dettagli per festeggiare al meglio 80 anni di successi, dove il piccolo coccodrillo sembra sempre più giovane.

TANTI AUGURI LACOSTE!


Grazie a City Mur Mur per questa foto e per la splendida serata passata insieme!



(Tutte le foto sono di mia proprietà, chiedere permesso per pubblicarle, grazie! )
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